Rilanciare il significato delle parole della politica, proponendo un nuovo alfabeto attraverso un ciclo di incontri-confronti, il primo dei quali incentrato sulla cultura della legalità, condizione necessaria per debellare la criminalità organizzata ed avviare un percorso strutturale di crescita e sviluppo del nostro territorio.
E' stato questo il fil rouge della lezione tenuta venerdì scorso dal Procuratore Capo di Matera, la dott.ssa Celestina Gravina presso il teatro Il Saltimbanco di Santeramo. L'iniziativa, promossa dagli ex allievi dell'Istituto Salesiano in sinergia con l'associazione "Cercasi un fine" di Cassano delle Murge, è stata moderata dal dott. Emilio Leone ed ha visto coinvolti, anche Don Giovanni Monaco, direttore della casa salesiana e Pino Greco, presidente dell'ass. "Cercasi un fine" che nei loro interventi introduttivi hanno esaltato la valenza formativa di questa iniziativa e delle altre che seguiranno.
Poi la parola all'ospite di casa. Una "Donna sui generis", con alle spalle 29 anni di carriera ed un curriculum autorevole: è stata uno dei pm che ha fatto la storia della Procura Milanese, stanando la 'ndrangheta che nella città della Madonnina ha dettato legge per oltre trent'anni. Ha lavorato per due anni con Ultimo, il capitano che ha arrestato Totò Riina, nell'ambito dell'operazione Luna che ha portato alla disarticolazione del gruppo criminale operante in Lombardia nell'ambito del traffico internazionale di cocaina. Ed era lei ad essere di turno la mattina dell'8 ottobre 2001, quando sulla pista dell'aeroporto di Linate un Md10 della Scandinavian Airlines entrò in collisione con un piccolo aereo privato. Per dare una spiegazione a quei 118 morti, la dott.ssa Gravina si addentrò in un mondo complesso, quello dei regolamenti e delle prassi che stanno dietro al trasporto aereo. Oggi la dott.ssa Gravina dirige la Procura di Matera, la città dove è nata. Non si ricordano a memoria d'uomo le sue interviste, eppure la donna dal "pugno di ferro in un guanto di velluto" ha risposto con compiacenza alle nostre domande.
Il Procuratore ha tenuto una raffinata ed erudita lectio magistralis. Una maniera inedita di parlare del tema "legalità": nessun racconto di vita personale, nessuna enunciazione di principi ma una lezione condita da riferimenti storici/filosofici . "Sono legata alla definizione di legalità non benevola: - ha affermato il procuratore in apertura del suo intervento - la legalità è il cadavere dell'autorità". Poi un accenno al processo a Socrate per portare come esempio che la giustizia accusata di essere manipolata dai media è di 2500 anni fa. "I casi continuano, la storia si ripete" - ha detto il procuratore che ha anche richiamato nel suo discorso una citazione di Don Lorenzo Milani: "Le mani veramente pulite le ha solo chi le ha sempre tenute saldamente in tasca", unica prerogativa che contraddistingue un cittadino onesto.
E poi il succo della sua riflessione: "non c'è mai un risultato acquisito. La civile convivenza è improntata sul rispetto dei diritti di tutti da inseguire con il massimo dell'onestà intellettuale, della dedizione". Considerazioni che hanno condotto alla conclusione: "occorre un cambio di mentalità contro la filosofia del "farsi i fatti propri", di voltare la testa quando si vede il diritto violato. Questo è un atteggiamento che a volte è una forma di inconsapevole complicità, oltre una sorta di "favoreggiamento". Il suo sentito discorso ha suscitato il significativo applauso della sala gremita di cittadini e ha avviato un vivace dibattito.
FONTE: TRC