Sentirsi figli di don Bosco...oggi più che mai!
Sorrisi, abbracci, canti, danze, musica, allegria...in una parola...preghiera!
Sì, perchè la preghiera non è altro che l'incontro gioioso, festoso, con un Amico che con noi ha condiviso le esperienze più belle della nostra vita.
E' quello che circa 400 giovani, provenienti da tutta Italia, e non solo, hanno fatto durante l'harambée che, anche quest'anno, si è svolto, il 24 e 25 settembre, tra Colle don Bosco e Valdocco.
L'Harambée (parola swahili che significa "incontro festoso") è l'occasione per inviare in tutto il mondo i missionari salesiani, sdb, fma e laici. Quest'anno, 142° spedizione missionaria, sono partiti 31 Salesiani di don Bosco, 20 Figlie di Maria Ausiliatrice, 5 Suore della Carità di Gesù, 3 laici della Comunità Missione don Bosco, e 17 volontari laici, per un totale di 76 missionari!!!!
Il momento più intenso è stato sicuramente l'incontro con il successore di don Bosco, il rettor maggiore don Pascual Chavez che, come ogni anno, ha voluto parlare ai tanti giovani presenti e, nonostante una voce roca e affievolita ha lanciato un messaggio forte e chiaro: riscopriamo don Bosco per riscoprire chi siamo!
Tutto il suo intervento,infatti, è stato dedicato alla prima parte della strenna, "Conoscere don Bosco" e questo è un estratto del suo discorso: " Studiando don Bosco ci si rende conto che la sua grandezza è stata la dedizione totale, fino all'ultimo suo respiro, per i giovani. Oltre a questa dedizione troviamo la sua consapevolezza di essere uno strumento nella mani di Dio. Il frutto dello studio di questo primo anno dovrebbe portare a riscoprire questi 2 elementi. Don Bosco è soprattutto un educatore. Educare è un'arte. Don Bosco ha insegnato a trovare il senso della vita, a scoprire progetti di vita, a ridare qualità alla vita. Insegnò a convivere con gli altri, a cercare la verità, non solo quella della scienza, ma ad interrogarsi sulle domande fondamentali, chi sono, dove vado, per quali strade. Insegnò a cercare e a incontrare la felicità in Dio; è un maestro di vita spirituale che si fece santo mentre insegnava a farsi santi. Ecco perchè vi invito a studiare don Bosco: per evitare che quanto ci è stato tramandato vada smarrito. E' naturale che oggi ci sia una distanza cronologica, geografica, culturale rispetto al periodo storico in cui visse don Bosco, ed è per questo che si può perdere il clima affettivo, quella vicinanza familiare che, nel 1800, ha fatto maturare 2000 vocazioni e 700 salesiani. Se perdiamo il nostro punto di riferimento, don Bosco, non siamo nulla. Ma la storia di don Bosco non appartiene solo a noi ma anche alla Chiesa, all'umanità intera. Riusciremo a conservare la nostra significatività storica solo se entriamo nel dibattito culturale, se non rimaniamo ai margini. Se siamo assenti perdiamo rilevanza e non apprezzeranno la nostra offerta educativa. Conoscere don Bosco è una strada impegnativa perchè è un invito ad inserirsi nei 132 Paesi in cui oggi siamo presenti con la rinnovata convinzione di chi siamo, quale contributo siamo chiamati a portare. Se non raggiungiamo una visione comune, ciascuno interpreterà don Bosco diversamente. Abbiamo bisogno di avere una visione condivisa, per valorizzare il nostro patrimonio socio-pedagogico salesiano. Ecco perchè vi invito a leggere le Memorie dell'Oratorio e ogni altra bibliografia storica su don Bosco. Don Bosco ci offre una presentazione semplice, ma al tempo stesso, profetica, della sua missione, già nel sogno dei 9 anni. In quel sogno don Bosco scopre qual è il campo di azione: i giovani. I salesiani sono per i giovani, i giovani sono un'opzione assoluta, sono i destinatari preferenziali, sono la ragione della nostra vita. Nel sogno gli viene indicata anche la sua azione educativa, il salesiano per natura è un educatore che deve fare dei giovani persone ricche di valori, di ideali alti. Tutte le nostre migliori risorse vanno per l'educazione. Don Bosco è chiamato ad essere un educatore perchè l'educazione è il dono più prezioso che possiamo offrire. Don Bosco, nel sogno dei 9 anni, scopre il metodo educativo: il sistema preventivo. Dobbiamo formare persone per gli altri, non egoistiche che pensano solo a se stesse. L'orizzonte in cui deve muoversi è sapersi realizzatore del disegno di Dio. Ciascuno di noi è chiamato ad inserirsi in una magnifica storia che è quella di Dio. L'orizzonte è: siamo agenti della salvezza di Dio. Don Bosco visse per fare realtà questo sogno. Ognuno di noi è chiamato a fare quanto il nostro amatissimo Padre fece. Quindi è prioritario assumere i giovani come programma di vita e spendere la nostra vita per loro, fino all'ultimo respiro. La nostra vocazione è continuare a suonare per i giovani la musica della vita; stimolare i ragazzi alla dignità personale. I giovani hanno bisogno di compagni di viaggio perchè stanno vivendo 2 grandi problemi: la solitudine e l'isolamento. I giovani sentono il bisogno di incontrarsi con altri compagni come loro per condividere le scelte di vita e di fede. I giovani hanno bisogno di superare l'isolamento in cui vivono. La sfida è incontrare i giovani lì dove sono, e uno dei luoghi di oggi è il continente digitale. Diventare compagni senza però perdere il senso di responsabilità che dobbiamo avere nei loro confronti.
Mi auguro e vi auguro che questo sia un anno stimolante e fecondo, un primo passo, del triennio, per arrivare preparati al bicentenario che deve essere un autentico processo di salvezza, un punto di partenza per rispondere fedelmente ai giovani di oggi."