Con queste parole, pronunciate o forse gridate la scorsa estate da don Tonino Palmese in un incontro con lui, (ricordiamo che don Tonino è il responsabile dell'associazione 'Libera' per la regione Campania), che il nostro direttore Don Giovanni Monaco, ha aperto il confronto con la Carovana.
Ma facciamo un passo indietro: ieri sera, 1 dicembre, il nostro teatro ha ospitato appunto la Carovana antimafie, che sta organizzando, in tutta Italia,incontri itineranti per raccontare le loro storie. Un viaggio organizzato da Libera, Arci ed Avviso Pubblico, lungo due mesi e che dal 30 novembre al 12 dicembre farà tappa in Puglia.
Questi appuntamenti itineranti sono stati organizzati per sensibilizzare la cittadinanza,i giovani, sul tema della lotta alle mafie, sulla sicurezza sul lavoro e la lotta a qualsiasi forma di razzismo,attraverso differenti modalità : dal momento di riflessione ed incontri con magistrati e familiari di vittime di mafie a quello di gioco, dal convegno allo spettacolo, dalla proiezione di film all' animazione per i più piccoli. La carovana ha il sostegno di Cgil, Cisl, Uil, Banca Etica e Fondazione Unipolis,e per questo motivo sono stati invitati, dall'Arcy 'stand by', che ha promosso questa iniziativa in collaborazione con il gruppo r-estate giovani, l'istituto salesiano e l'ostello mamrè, Nico Disabato,rappresentante NIDIL -Cgil e Nicola Mele per Banca etica a dare la loro testimonianza.
Il punto di partenza della nostra serata è stata la visione del film 'Placido Rizzotto', storia di un sindacalista siciliano, scomparso misteriosamente nella notte del 10 marzo, che cercò di aiutare i contadini in miseria, spingendoli ad non avere paura ad opporsi alla tirannia mafiosa,ed ad occupare le terre incolte dei mafiosi.
'niente regali alle mafie, i beni confiscati sono cosa nostra'. Questo è lo slogan di questa manifestazione, perché, ci spiega il responsabile regionale puglia della carovana, bisogna fortemente ostacolare un ddl che prevede la messa in vendita dei beni confiscati alla mafia che non si riescono a destinare entro tre o sei mesi: l'approvazione significherebbe tradire quel sogno e quell'impegno che molti hanno pagato con la propria vita per vederlo realizzato; trasformare le ricchezze che la mafia ha accumulato illegalmente mafia in possibilità di lavoro 'pulito' ed onesto. 'La vendita di quei beni significherà una cosa soltanto: che lo Stato si arrende di fronte alle difficoltà del loro pieno ed effettivo riutilizzo sociale, come prevede la legge. E il ritorno di quei beni nelle disponibilità dei clan a cui erano stati sottratti, grazie al lavoro delle forze dell'ordine e della magistratura, avrà un effetto dirompente sulla stessa credibilità delle istituzioni.' Ha detto don Luigi Ciotti presidente di Libera.
Un viaggio 'unico', ha continuato il responsabile di Libera, che non guarda in faccia all'orientamento politico, alla fede religiosa, all'età: perché tutti siamo uguali dinanzi alla lotta alla mafia, tutti dobbiamo collaborare allo stesso modo, tutti dobbiamo maturare la stessa coscienza sociale che deve gridare dinanzi alle ingiustizie.
Ma la mafia, va combattuta, anche nel lavoro, sottolinea Nico Disabato, soprattutto sconfiggendo tutte quelle manovre e sotterfugi ad opera dei datori di lavoro, che costringono ad accettare contratti traditori con clausole ingannevoli. Ma la lotta deve essere anche dei lavoratori, che non devono mai accettare nessun tipo di compromesso. La lotta alla mafia, si fa con le istituzioni,con emendamenti che proteggono e favoriscono tutte quelle aziende che mettono prima di tutto il lavoratore e non il profitto e l'arricchimento selvaggio. Ma fino a quando non saremo trasparenti e più moderati, la mafia continuerò a vivere e a sopravvivere.
Al termine del confronto è stato offerta una cena, 'assaporare la legalità', con la possibilità di degustare prodotti provenienti proprio da quelle terre mafiose oggi trasformate dalle cooperative sociali.
Non dobbiamo pensare che la mafia, non ci appartenga, è lontana, perché è recente la notizia della donazione al Parco dell'Altamurgia di un bene confiscata alla mafia.
'a me non interessa' è un'espressione, che non deve far parte di nessuno schieramento, di nessuna fede, di nessun sesso, perché l'italia è 'cosa nostra' è dobbiamo difenderla e proteggerla da chi vorrebbe farla 'cosa propria'.