Iniziamo questo nostro racconto riportando le parole lette su uno dei tanti cartelloni presenti al Colle don Bosco in occasione dell'Harambée 2009:
Partire
Partire è anzitutto partire da sé.
Rompere quella crosta di egoismo che tenta di imprigionarci nel nostro "io".
Partire è non lasciarci chiudere negli angusti problemi del piccolo mondo cui apparteniamo.
Qualunque sia l'importanza di questo mondo, l'umanità è più grande ed è solo essa che dobbiamo servire.
Partire: non è divorare chilometri, attraversare mari, volare a velocità supersoniche.
Partire è anzitutto aprirci agli altri, scoprirli, farci loro incontro.
Partire è aprirci alle idee, comprese quelle contrarie alle nostre.
Significa mettersi in marcia e aiutare gli altri a cominciare la stessa marcia per costruire un mondo più giusto e più umano.
Dom Helder Camara
Harambée nella lingua swahili significa incontro, raduno festoso, comunità che si riunisce. Ed è quello che accade ogni anno da ormai 140 anni: la comunità salesiana si riunisce per inviare i missionari in ogni parte del Mondo, realizzando così il sogno di don Bosco.
26-09-2009
Tutto inizia quando il pullman ancora percorre le strade di paesi dai nomi conosciuti: Moncucco, Chieri, Asti, Castelnuovo don Bosco, insomma i luoghi del nostro Padre, maestro ed amico.
E d'improvviso, mentre guardi la strada, dietro l'ultima collina appare in tutta la sua bellezza e maestosità, Colle don Bosco.
Al Colle, anche se ci sei già stato, ogni volta è come la prima. Solo guardandolo senti una strana sensazione che aumenta man mano che ci si avvicina, fino a scoppiare in una grossa boccata d'aria presa ad occhi chiusi e, appena scendi dal pullman, respiri aria di casa.
Il Colle è davvero un luogo magico: ogni istante che ci passi è speciale e carico di significato. In quel luogo che oggi ospita un monumento in onore di don Bosco è nato l'oratorio: Giovannino Bosco che lì è nato e lì ha avuto la prima educazione da mamma Margherita, radunava intorno a sé dei ragazzi e condivideva con loro il gioco, la preghiera, qualche pezzo di pane.
L'accoglienza preparata dagli animatori e dai sacerdoti è tipicamente in stile oratoriano: giochi a stand (giocano proprio tutti: giovani, meno giovani, Salesiani, Figlie di Maria Ausiliatrice), musica, balli, sorrisi.
Tutta questa atmosfera si trasferisce dal cortile al teatro: è il momento delle testimonianze dei giovani delle ispettorie italiane che hanno fatto esperienze missionarie estive.
Tra queste c'è naturalmente la nostra ispettoria meridionale che quest'anno ha fatto ben 3 diverse esperienze in Kosovo, Albania e Madagascar. (vedi il nostro articolo)
Le testimonianze sono intense e toccanti: foto e video ci aiutano a comprendere le situazioni, la vita, i popoli dei paesi in cui il VIS porta aiuto e speranza, e ci fanno anche un po' emozionare.
Con i successivi lavori di gruppo si entra nel vivo di queste testimonianze; assieme ad alcuni missionari che riceveranno il mandato, si discute, si ascolta, si scherza, ci si confronta sulle diverse esperienze.
Dopo la cena c'è l'attesissima serata allegra (sempre in stile oratoriano!!!) che introduce poi il rosario missionario. Il suo percorso ci porta davanti alla casa di Giovannino Bosco, passando dinanzi alla statua dedicata a mamma Margherita, ed infine entriamo nella Basilica per un'ultima preghiera e per la consueta buonanotte.
27-09-2009
Lasciamo il Colle delle beatitudini salesiane di buon mattino con un po' di amarezza, ma pensando alla bella ed intensa giornata che ci aspetta, ci ritorna il sorriso.
Oggi a Valdocco incontreremo don Pasqual Chavèz, il nostro rettor maggiore.
Valdocco, allo stesso modo del Colle, è un luogo che ti abbaglia e ti trasmette un calore ed una gioia che ti fanno sorridere il cuore.
L'incontro con il rettor maggiore avviene in teatro: esplode la festa!
Come sempre è in formissima, saluta tutti quelli che gli si fanno incontro e non nega un sorriso a nessuno.
Salito sul palco diviene subito preda degli animatori che hanno organizzato per lui un piccolo momento di divertimento: lo trasformano in un calciatore, e naturalmente don Pasqual non si tira indietro: indossa la maglia bianconera che gli porgono (maglia con il numero 150: gli anni che compie la congregazione salesiana) e subito sfodera qualche palleggio da vero campione; realizza un ed infine lancia il pallone tra il pubblico!
E qui inizia il suo discorso.
Parla davvero come un padre parlerebbe ai propri figli: ci chiede di avere un cuore missionario per poter evangelizzare, ci chiede di diventare veri amici di Gesù, ci spiega quali sono e come evitare gli ostacoli che oggi impediscono di vedere Gesù, ci da consigli per diventare giovani missionari.
Finito il suo discorso saluta uno per uno i salesiani e i laici che riceveranno il mandato e si prepara per la Santa Messa.
La Basilica di Maria Ausiliatrice ti lascia senza parole. Quando ci entri non riesci a dire niente, guardi solo la meraviglia che ti sta davanti agli occhi. Poi magari ti volti e vedi l'altare dedicato a don Bosco e non resisti, ti avvicini per vederlo, per sentirlo, per parlargli. E lui è li che ti ascolta, che ascolta tutti i suoi figli e non smette mai di risponderti. Non vorresti più andartene, ma la Messa sta per iniziare..
La Messa del mandato missionario è molto particolare. Soprattutto per la consegna delle croci missionarie a coloro che hanno scelto di dedicare un anno, o forse più, al servizio dei più poveri parlando di Gesù e amando don Bosco. Li vedi passare uno per uno e senti la grandezza di don Bosco che, da Valdocco è arrivato in tutto il mondo.
La Messa finisce con il canto Giù dai colli..Don Bosco ritorna tra i giovani ancor..
Don Bosco ritorna sempre tra i suoi giovani e soprattutto grazie ad esperienze del genere ti rendi conto della sua presenza e del lavoro che continua a fare da lassù, al fianco del Signore.
L'esperienza dell'Harambèe ti segna. Ti porta nei luoghi che parlano di don Bosco, ti fa incontrare il rettor maggiore e tanti altri tuoi fratelli e sorelle, ti da la possibilità di "Partire" e di portare poi nella tua comunità una ventata nuova di fede e di felicità, ti fa toccare con mano la grandezza di quel sogno fatto a nove anni, ti dona speranza.
Qualunque oratoriano dovrebbe vedere questi luoghi almeno per una volta..quindi un po' di inviti!!!
Invito i giovani, meno giovani e chi più ne ha più ne metta: anche se non vi interessa e non farete mai animazione missionaria, l'occasione dell'Harambée è da cogliere al volo; poi vorrete ritornarci! Quindi appuntamento all'Harambée del 2010.
Invito i ragazzi del nostro oratorio: leggete le memorie di don Bosco. Conoscerete un amico!
Invito la comunità: sosteniamo il gruppo missionario locale! Facciamo parte di una grande famiglia!
Ed infine.. VIVA DON BOSCO!!!