I Salesiani a Santeramo

Gli inizi dell'Opera Salesiana a Santeramo

Era ancora ail principio degli anni ’60. I salesiani di Puglia e Lucania, animati e guidati dall’ispettore don Luigi Pilotto, accarezzavano l’idea di una casa nuova, in posizione amena, geograficamente centrale, che potesse essere un centro di spiritualità religiosa e giovanile.

Don Giuseppe Schiavarelli, prima gloria salesiana santermana, più volte direttore e parroco in varie case dell’ispettoria, nel consiglio ispettoriale insisteva, sostenendo che il suo paese natio fosse il posto ideale. Si parlava del convento, del suolo del campo sportivo e di altre possibilità...
L’allora incaricato dei problemi economici ispettoriali, don Pio del Pezzo, si portò a Santeramo, in incognito, ad esplorare la situazione, riportandone un’impressione poco favorevole, anzi negativa.


Vi tornò in seguito con don Schiavarelli, che aveva preso appuntamento con l’arciprete, don Angelo Mastrandrea, il sindaco, prof Nicola Di Cè, e con la Sig.na Andriola, impiegata all’ufficio postale. In uno dei sopralluoghi fatti qua e là senza esito, don Del Pezzo, volgendo casualmente lo sguardo attorno, fu attratto da un bel quadrilatero di terreno spazioso e “parietato”: gli parve topograficamente ben posto e sufficientemente isolato pur nell’immediata adiacenza dell’abitato. Gli scappò detto, quasi a tagliar corto ogni discorso: “QUELLO E’ IL POSTO; O LI’ O NIENTE”.

Il sindaco notò che nella zona erano progettati due edifici scolastici, ma che quel terreno era di proprietà privata. La Sig.na Andriola si impegnò ad informarsi chi ne fosse il proprietario. Ma tutto sembrava finito lì.



Il benefattore-fondatore RAFFAELE PLANTAMURA



Dopo una decina di giorni, sia l’Arciprete che la Sig.na Andriola fecero sapere a don Schiavarelli di aver individuato i proprietari: una coppia di agricoltori, di una certa età e senza figli.


Don Peppino Schiavarelli li incontrò per far loro la proposta di donare quel terreno per un’opera salesiana. Aderirono subito, in linea di massima, giacché da qualche tempo andavano meditando un orientamento del genere. Erano i coniugi Cristina e Raffaele Plantamura. Tuttavia Raffaele, “Scarpe grosse e cervello fino”, con la cautela tipica di chi si è guadagnato il pane e la terra con il sudore della fronte, non diede ad occhi chiusi e immediatamente.


Prima domandò un consiglio a persone di sua fiducia come Giuseppe Ricciardi, impiegato comunale addetto ai tributi, e la Sig.ra Andriola; poi avviò la trattativa, che fu portata a termine senza difficoltà, con vicendevole sincera chiarezza e senso del concreto. Ma gli incontri furono numerosi, e non soltanto allo scopo di definire meglio la donazione: Raffaele intendeva rendersi conto fino in fondo del valore educativo, morale, sociale e religioso della stessa donazione. Tutto questo nel lontano 1961.


Afferrato il concetto dell’importanza della fondazione salesiana a Santeramo, Raffaele si preoccupò insistentemente che si desse subito inizio ai lavori di costruzione, senza aspettare tempi lunghi. L’Opera, dal nuovo ispettore don Violante, fu affidata alla progettazione prima e alla direzione dei lavori poi dell’ing. Prof. Giovanni Fistola, ex-allievo salesiano.


La posa della prima pietra era programmata per il 31 gennaio 1963, festa di San Giovanni Bosco, ma a causa di un’abbondante nevicata fu rinviata a mesi climaticamente più clementi. I lavori di costruzione dovettero subire dei rallentamenti, per la sfavorevole congiuntura economica e per la cronica penuria di mezzi economici. Ma la provvidenza del Signore non abbandonò gli arditi figli di Don Bosco e non si lasciò vincere in generosità.


I lavori erano a buon punto quando ci fu la visita a Santeramo del successore di don Bosco, il Rettor Maggiore dei Salesiani Don Renato Ziggiotti, accompagnato dal suo segretario don Furlanetto, dall’ispettore don Luigi Violante. Il 24 settembre 1965 tutti poterono comodamente visitare e ammirare l’edificio ormai completo anche nelle ultime rifiniture. In quella stessa circostanza don Violante ebbe la gioia di conferire al sig. Raffaele Plantamura, Benefattore dell’opera, le insegne di Cavaliere dell’Ordine Equestre Pontificio di San Silvestro Papa. L’Opera salesiana vide l’ingresso dei primi salesiani a settembre del 1966 e inagurazione ufficiale il 31 gennaio 1967

“Da questo momento l’aspirazione a cui abbiamo dedicato tanti sforzi diventa realtà- poteva dire con soddisfazione il sindaco Di Cè- e tutto questo costituisce una valida garanzia per l’avvenire spirituale e sociale di questa città”. Uno dei primi salesiani giunti a Santeramo nel ’66 fu il Sig. Alfonso Setti che si è dedicato con amore straordinario alla terra, alla casa di don Bosco e ai giovani che cominciavano a frequentarla, ha piantato più di 500 piante di alto fusto.
Il Sig. Alfonso Setti ha per primo alla chiesa locale la figura del “coadiutore salesiano”, figura da lui interpretata come salesiano scherzoso, allegro, simpatico a tutti, capace di preghiere e lavoro manuale, di apostolato e di recitazione teatrale.
Per don Raffaele e donna Cristina l’opera salesiana era come il frutto entusiasmante di una inedita fecondità di bene, e apertura della loro vita di amore e di lavoro sull’avvenire della vita terrena e della Vita senza tramonto che Dio ci dona nell’eternità. La loro casa era aperta a tutti, come era anche nota la loro presenza gioiosa e semplice in tutti i momenti di sana allegria che i salesiani e i giovani sapevano creare.

“Soldi non ne ho e non ne posso dare, ma quello che posso dare lo do volentieri”, era un’espressione abituale di don Raffaele. E l’ha dato. Ha dato, prima di tutto e sempre il cuore. Ha dato le sue premure, il suo consiglio, il suo incoraggiamento. Si possono riferire a donna Cristina e a don Raffaele, dunque, le parole del Salmo 91 (92): “NELLA VECCHIAIA DARANNO ANCORA FRUTTI, SARANNO VEGETI E RIGOGLIOSI, PER ANNUNZIARE QUANTO E’ RETTO IL SIGNORE”.

E nel momento dell’estremo saluto, il 19 giugno 1986, bene espressa i sentimenti di gratitudine generale il giovane oratoriano Emilio Leone:”Sarà la nostra gioia di vivere, la nostra fiducia nella vita, la nostra voglia di crescere buoni ed onesti cittadini l’espressione più vera di quel grosso grazie che abbiamo tutti nel cuore, dai più piccoli ai più grandi, dai bambini che vengono per la prima volta a tirare calci al pallone a quelli di noi che qui si sono sposati e qui ora mandano i loro figli […] Quanti sorrisi, quanti schiamazzi, quanta serenità è scaturita da quel tuo meraviglioso gesto di tanti anni fa, caro don Raffaele, e Dio sa quanto altro bene potranno fare per noi e con noi i Salesiani qui a Santeramo per te, grazie al tu sì”.

Ancora oggi, l'Oratorio centro giovanile Salesiano di Santeramo oltre ad offrire la possibilità ai ragazzi, ai giovani - e non solo - di incontrarsi, giocare e partecipare alle varie attività, offre la possibilità di stare insieme in maniera più piena, viva ed educativa, seguendo lo stile sempre attualizzabile del sistema preventivo di San Giovanni Bosco.

Ad oggi, accanto ai ragazzi e all’equipe laica di coordinamento, fanno parte della Famiglia Salesiana di Santeramo il gruppo Cooperatori, il gruppo Ex-Allievi e i salesiani Luigi Roccotiello e don Giuseppe Resta.

 

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